

Definire il proprio edge
Gestire le proprie risorse e comprendere la varianza sono capacità importanti per qualsiasi scommettitore.
Che si tratti di giocatori di poker o di persone che puntano denaro su qualche sport, ci sono dei tratti comuni a tutti gli scommettitori, ad esempio la capacità di comprendere il proprio vantaggio e riconoscere la varianza nei momenti fortunati e in quelli sfortunati.
Consideriamo una scommessa su una quota di 2.00 che implica una probabilità (senza considerare i margini del bookmakers ) del 50%.
Se uno scommettitore riesce a determinare con precisione che la probabilità reale di realizzo dell’evento in questione è del 52% (quota reale di 1,92), il ritorno previsto per ogni scommessa a quota 2.00 sarebbe del 4% (% data dalla seguente formula 2.00/1.92 – 1).
Questa percentuale si può definire come vantaggio statistico dello scommettitore.
Esempio su un campione di 100 bet
Presupponiamo che uno scommettitore cominci con un portafoglio di 100 unità e punti sempre una singola unità per ogni scommessa.
Dopo 100 scommesse le risorse dello scommettitore possono avere un valore tra 0 e 200 unità (0 se le perde tutte e 200 se le vince tutte) tuttavia ci si può aspettare che la cifra sia 104 unità, numero determinato dalla percentuale di valore atteso positivo delle scommesse selezionate
Avvalendosi della simulazione Monte Carlo con l’ausilio di Excel, replicando questo scenario 10.000 volte, possiamo notare, nella foto in allegato, l’effetto della varianza sulle risorse finanziarie dello scommettitore.
Pertanto, pur puntando quote sovrastimate, bisogna esser consapevoli dell’esistenza della varianza la quale può portare a risultati sia peggiori che migliori rispetto al valore atteso preventivato.
Maggiore è il numero di trade effettuati, minore sarà la varianza e maggiore sarà la possibilità di estrapolare il reale valore atteso delle proprio operazioni.
-Ettore, Traderbet